“A volte tutto ciò che serve è grattare la superficie, altre volte bisogna farla saltare in aria”. Così Sylvie Fleury, artista di origini svizzere, ci accoglie nella sua caverna in cui gli stereotipi sessisti si aggrappano agli ultimi avanzi di un pasto sbranato all’insegna della goliardia, in cui la spiritualità riesce, forse ancora per poco, a lanciare un’eco di sé oltre la parete di pelliccia sintetica. “Turn me on” è il titolo della personale di Fleury, visitabile fino al 15 gennaio 2023, presso la Pinacoteca Agnelli di Torino, a cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti.
Il potere di una teca, di una vetrina, che innalza il valore di tutto ciò che contiene, destando negli occhi di chi osserva rispetto e sacralità, alimentando nell’animo del visitatore il desiderio di soverchiare, di possedere. La folla che si accalca fuori da un centro commerciale, il rumore di una cassa che batte il centesimo scontrino della giornata. Sylvie Fleury, per imitare (e criticare) i processi di categorizzazione messi in atto sia dal mercato che dall’istituzione museale, dispone in fila delle teche contenenti scarpe col tacco dalle borchie affilate, manette dorate, un revolver mutato in asciugacapelli.
Nella seconda sala, un televisore trasmette il video “walking on Carl Andre”, un insieme di sequenze girate da Fleury all’interno di alcune collezioni private svizzere nel 1997. Diverse donne, indossando tacchi, camminano su una serie di Squares, opere a pavimento del celebre artista minimalista Andre.
Neon, pellicce e fiamme color rosa shocking, così Fleury risponde ai frutti della cultura artistica occidentale pop e minimalista, riflettendosi ad uno specchio mentre indossa un foulard rosso e un paio di orecchini argentati, tenendo stretto un carrello della spesa dorato e vuoto. Improvvisamente, lo scoppio di una fragorosa risata.
“Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere”; l’artista svizzera gioca su questo luogo comune tra uomo e donna per mettere in evidenza la sua fallacia. L’insieme di opere dal titolo “First Spaceship on Venus”, non è altro che un gruppo di razzi ricoperti di pelliccia bianca, realizzati in un’ampia gamma di media, che alterano la forma della navicella spaziale e con essa la simbologia fallica che rappresenta.
In una delle ultime sale della mostra, i lavori esposti richiamano il fan club automobilistico “She Devils on Wheels” aperto solo alle persone che s’identificano come donne. Tutti gli oggetti provenienti dalle sottoculture machiste – dai vestiti di Formula Uno customizzati, ai barili di olio laccati – vengono assorbiti nel linguaggio post-femminista di Sylvie.
Fleury indaga, tramite questa mostra, una delle criticità più severe della società contemporanea, ossia la mercificazione dell’identità umana. Un’identità persa tra le corsie di un supermercato, frastornata dalle costanti pubblicità televisive, e che anela all’assunzione di quelli che sono considerati i canoni di un modello ideale. Un animale sociale, ormai stanco, che tenta di ripararsi dalle luci al neon che riempiono la città come lucciole fino al mattino. Solo una finestra in tutto il quartiere è al buio, e, al dì là di essa, nella penombra, si può scorgere l’ultimo luccichio di una borchia su un tacco. Una sola lucciola è rimasta sveglia fino all’alba.
Rocco Belosi – Contributor
Sylvie Fleury. Turn Me On
27.05.2022 – 15.01.2023
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