DE(EP)LIGHT: Padiglione Svizzera alla Biennale di Archiettura di Venezia 2018: Svizzera 240: House Tour
Il Padiglione Svizzera alla 16ma Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia è qualcosa di strano.
Forse è per questo che The Swiss Arts Council Pro Helvetia ha selezionato il progetto dei curatori ed espositori Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg e Ani Vihervaara, intitolato: “Svizzera 240: House Tour” per rappresentare la loro nazione a Venezia.
E Forse è per questo che ha attirato l’attenzione della Giuria della Biennale, arrivando a vincere il Leone d’Oro per la migliore partecipazione nazionale.
“Strana“, spesso, è l’impressione che lasciano, ad un primo sguardo, i lavori degni di nota, aperti a molte possibilità interpretative.
Allora, perché il Padiglione Svizzera sembra così strano?
L’installazione del padiglione, realizzata dall’architetto Milena Buchwalder, sembra un esperimento da luna park, o una sorta di “casa cubista“: sono presenti tutti gli elementi di una “casa”, ma ognuno è realizzato in proporzioni e dimensioni diverse.
Padiglione Svizzzera – Svizzera 240: House Tour: la rappresentazione dell’Architettura
La prima cosa che salta all’occhio è la scelta del modo di rappresentare l’Architettura, che può avvenire in due modi:
– si possono mettere in mostra disegni, modelli tridimensionali, fotografie e video di opere architettoniche costruite o progettate; e questo è il modo “tradizionale“;
– si può decidere di realizzare un'”installazione architettonica“, che consente al visitatore di “vivere” l’architettura piuttosto che “vederla“.
La maggior parte dei curatori di padiglioni nazionali ha scelto la prima opzione, realizzando delle vere e proprie “mostre d’architettura“.
I curatori del Padiglione Svizzera invece hanno deciso di puntare sulla seconda opzione, come hanno fatto i curatori britannici per il Padiglione Gran Bretagna: ISLAND.
Questa opzione ha il vantaggio di mostrare i concetti direttamente, senza mediazione: fa provare ai visitatori un’esperienza durante la mostra.
Padiglione Svizzera – Svizzera 240: House Tour: costruire la rappresentazione
Oltre al “come farlo“, i curatori, ovviamente, si sono concentrati su “cosa” deve essere rappresentato nel padiglione. E l’idea che c’è dietro l’istallazione al Padiglione Svizzera è piuttosto contorta.
Beyond “how to do it“, the curators, of course, focused on “what” has to be represented in the pavilion. And the idea behind the installation at the Swiss Pavilion is rather convoluted.
Secondo la dichiarazione ufficiale dello Swiss Arts Council:
«L’installazione rovescia il modello classico dell’esposizione architettonica, poiché, invece di rappresentare la costruzione (o ricorrere alla rappresentazione per costruire), gli architetti costruiscono la rappresentazione. La costruzione dell’installazione ricalca più i principi dell’immagine di un appartamento che quelli di un appartamento reale. L’incapacità dell’immagine di rendere la scala, le dimensioni, la profondità e la prossimità spaziale è presentata in forma costruita al visitatore, che entra in un’abitazione impossibile».
Detto in parole più semplici: normalmente si fotografa un’architettura costruita, dunque si parte dalla “realtà“, per ottenere una “rappresentazione di essa” attraverso la fotografia.
Qui, invece, la situazione è ribaltata: si parte da un'”immagine di casa” e la si “trasforma in architettura reale“.
Da dove proviene però l'”immagine di casa” dalla quale partire?
Questo è certamente un concetto piuttosto astratto. I curatori hanno elaborato la loro “immagine di casa” facendo un’ampia ricerca fotografica di «ambienti interni senza arredi tratte dai siti internet di studi di architettura svizzeri».
Partendo quindi da questa “rappresentazione del costruito“, sono arrivati a “costruire la rappresentazione“.
Swiss Pavilion – Svizzera 240: House Tour: il gioco cognitivo
Quello che viene messo in mostra è una sorta di “gioco cognitivo“, applicato all’Architettura.
Quando si progetta e costruisce una casa, si conoscono le “misure standard“ dell’architettura. Una porta è alta circa 2 metri. Una maniglia è a circa un metro da terra. Il piano di una cucina è a 90 cm dal pavimento. Il soffitto di un’abitazione è tra i 2,70 ed i 3 metri dal pavimento, e così via.
Se invece si parte da una fotografia, come si fa, con certezza, a risalire alle dimensioni “reali” dell’oggetto rappresentato?
Una porta potrebbe essere alta pochi centimetri, o decine di metri.
Come si distingue, con certezza la fotografia di una “casa normale” dalla foto di una “casa delle bambole“? O da quella di una ipotetica “casa per giganti“?
Swiss Pavilion – Svizzera 240: House Tour: l’installazione
Il vero risultato ottenuto dal padiglione è quello “pratico“, che va oltre la “teoria” filosofica.
Partendo dall’idea/domanda cognitiva, si è arrivati ad una installazione divertentissima.
In questa “casa delle meraviglie“, tutto è strano, proprio perché genera un cortocircuito tra forme note a tutti (una porta, una finestra, i mobili della cucina), alle quali sono applicate dimensioni senza senso.
Due porte affiancate non hanno mai la stessa misura. In una si passa a malapena abbassando la testa, in quella accanto potrebbe passare un gigante. C’è un corridoio che si restringe: inizia con delle dimensioni “normali” e finisce in una porticina adatta ai bambini, come se si fosse ricostruito quello che si vede nella “prospettiva fotografica“, in cui lo spazio e tutti gli oggetti si restringono verso il punto di fuga.
È una sorta di “casa cubista“, appunto, o addirittura “surrealista“, quasi onirica, in cui tutti gli elementi sono di proporzioni e dimensioni diverse.
Swiss Pavilion – Svizzera 240: House Tour: il titolo
Ecco spiegato il titolo ironico della mostra: “Svizzera 240: House Tour“. Quello che può sembrare un “banale“ giro per la casa, diventa un susseguirsi di immagini inaspettate.
La casa che si sta visitando potrebbe sembrare una sintesi delle tante, tantissime case con i muri bianchi e il parquet a pavimento che si vedono sulle riviste ed i siti web di architettura.
Invece non è così, è un collage straniante, in cui non c’è un filo logico per la visita, se non quello di avere i muri bianchi e il parquet a pavimento.
Il valore della mostra è quindi quello di far sorgere domande al visitatore:
Si conosce veramente com’è fatta una casa? Ci sono altri “modi” per costruire una casa? Ha senso continuare una ricerca sull’abitare, sulla “casa”?
Come dichiara ancora lo Swiss Arts Council, l’intento dei curatori è quello di sollecitare «vie alternative per vedere o coinvolgere il mondo, [che] siano in grado di cogliere potenzialità nascoste anche nelle condizioni architettoniche più restrittive».
PADIGLIONE SVIZZERA
16ma Mostra Internazionale di Architettura
La Biennale di Venezia
26.05 – 25.11.2018
Giardini della Biennale
Castello, 30122
30124 Venezia
Italia
Testo di Domenico Fallacara | the PhotoPhore
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