Rieccoci: Banksy è tornato.
Negli ultimi giorni, a Parigi, sono apparse 7 nuove opere del più anonimo di tutti gli artisti viventi.
Politica, dark beauty e black humour, ovviamente.
Banksy a Parigi: il trucco
Graffito nel graffito: una bambina di colore copre con un delizioso pattern rosa (qualcosa che somiglia ad una carta da parati di epoca vittoriana) un simbolo molto più noto: una svastica nazista.
Non la sta cancellando. La sta addolcendola, coprendola con un velo raffinato, un makeup, un trucco per ringiovanire qualcosa di vecchio.
Perché è questo che fanno gli uomini – sembra suggerire Banksy – cambiano la forma ma non la sostanza. Se il risultato sembra diverso, allora si potrà pensare che è davvero diversa.
Banksy a Parigi: bravo cane (quello di Pavlov?)
E poi il povero cane (potremmo essere tutti quel cane, temo)! Il padrone gli ha insegnato a ricevere un osso come ricompensa (un osso, non carne).
Beh, che l’osso sia il suo stesso osso, appena segato, è un’altra storia.
“Loro“ prendono tutto da noi, sembra dire Banksy, ma comunque, sempre “loro“, ce lo ridanno in dietro, ben spolpato. E dovremmo essere felici, scodinzolare. In questo modo, ci dimenticheremo presto del torto subito.
Dovremmo sviluppare il riflesso di essere felici per questo tipo di regali.
Banksy a Parigi: Ratto, Ratto, Ratto
E poi, come nella tradizione, arrivano i ratti.
I ratti str***i, quelli che non possono essere uccisi nemmeno con le bombe. «Gli unici animali che sopravviveranno all’apocalisse» come ha detto Blek Le Rat, che ha rimpito Parigi dei suio stencil coi ratti dagli anni ’80, e che sembra essere (giustamente) ammirato da Banksy.
Un topo è stato colpito sulla testa (forse) con un pezzo di un vecchio graffito, la scritta “Mai 1968” [Maggio 1968] che è la data della rivolta di studenti e lavoratori in Francia.
Il numero “8“, ipoteticamente staccatosi dal muro, sembra un fiocco sulla testa del ratto.
Oppure, l'”8” sulla testa, ci ricorda l’altro “topo“, simbolo Pop universale: Mikey Mouse, Topolino.
Ci siamo dimenticati delle lotte del 1968? I ratti schifosi che hanno attaccato il potere borghese di quel tempo sono diventati oggi “topi da intrattenimento“? Tutti dei Mikey Mouse?
Anche i ratti si imborghesiscono?
Forse sì, e quindi un altro topo parte per un viaggio sul tappo di una bottiglia di champagne. Va tutto bene, festeggiamo!
O forse no, e un topo “vero“, uno di quelli vecchio stile, quelli fastidiosi, quelli fucking-the-system, si prepara, imbavagliato, a tagliare un cavo, a disconnettere il potere, a far tornare la rivolta.
Banksy a Parigi: Napoleone, or la Guida Illuminata del Popolo
E poi c’è lui, il controverso Monsieur Napoléon Bonaparte.
Può essere che questo sembri il graffito più banale, ma forse è il più profondo.
Il riferimento, ça va sans dire, è il quadro di Jacques-Louis David “Napoleon Crossing the Alps“, dipinto tra il 1801 ed il 1805.
Ma cosa vuole dire questo graffito?
Forse è solo un riferimento al “potere“ tout court, che rimane imbavagliato da se stesso.
Mentre il Napoleone di David aveva il vento in poppa, e spiegava il suo mantello al fresco vento delle Alpi indicando la via della conquista, il Napoleone di Banksy sembra rimasto intrappolato nella sua stessa foga.
Risultato: un Napoleone goffo, una sorta di caricatura di se stesso.
Anche l’espressione del cavallo assume un significato diverso, tra il quadro di David e quello di Banksy.
Se nell’originale il cavallo sembra preda della stessa forza che traspare dai gesti di Napoleone, sembra preso dalla smania di conquista, nel graffito di Banksy il cavallo sembra sgomento, impaurito, non sa come reagire al Napoleone vittima del suo mantello (ed anche un po’ di se stesso).
Forse non sa se esserne spaventato o divertito.
Proviamo ad esagerare con l’esegesi: nel 1801, l’anno della scena nel quadro di David, Napoleone era ad un punto di svolta della sua carriera politico-militare.
Partito come ufficiale di artiglieria al servizio della Francia Rivoluzionaria (quindi, se possibile, del Popolo Francese), Napoleone aveva fatto una fulminante carriera, e all’inizio del nuovo secolo era ormai l’idolo dell’esercito e delle folle.
Visto ciò, aveva ben pensato di dire basta con Liberté, Egalité e Fraternité. Nell’anno VIII della Rivoluzione, aveva portato a termine un colpo di stato per diventare “Premier Consul de la République Françoise“.
Insomma, per farla breve, anche lui, come spesso i politicanti di oggi, aveva usato il potere del popolo per un tornaconto personale. Di lì a 6 anni si sarebbe incoronato Monsieur l’Empereur (come ci racconta sempre David nel celeberrimo “L’incoronazione di Napoleone“, 1808, Parigi, Louvre).
Allora, forse Banksy vuole dirci qualcos’altro oltre alla goffaggine di Napoleone?
Quello che prende in giro è il potere, in termini assoluti, o, ancora meglio, il potere che “imborghesisce“ la Rivoluzione del Popolo come per il vecchio souvenir del Mai 1968?
Quello che ci dice Banksy, come sempre, è solo una cosa: “Resitere, resistere, resistere“!
Pensando alle cose ed agli eventi, ovviamente. In modo intelligente e sagace, come l’anonimo artista di Bristol fa da qualche decennio ormai.
Anche a costo di sembrare un po’ dei ratti str***i.
Banksy a Parigi: La ragazza impietosita
BREAKING NEWS: poche ore fa è comparso un nuovo graffito, il settimo.
Una giovane figura femminile, con la testa velata, è apparsa sulla porta posteriore del Bataclan club. Proprio qui c’è stato un attacco terroristico il 13 novembre 2015: 137 persone sono morte e 368 sono rimaste ferite.
L’espressione impietosita della ragazza è forse un triste omaggio alla memoria del massacro?
Oh, in questi giorni a Parigi c’è anche la settimana della moda. Per coloro che vogliono guardare qualcos’altro…
Testo di Domenico Fallacara | the PhotoPhore
Discover: www.banksy.co.uk