Hashim Sarkis sarà il curatore della Biennale di Architettura 2020.
Lo ha scelto il Cda della Biennale di Venezia su proposta del presidente Paolo Baratta.
La scelta del curatore viene fatta, di volta in volta, girando per tutto il mondo, come è giusto che sia per un appuntamento internazionale come quello della Biennale.
Dal Giappone (Kazuyo Sejima, SANAA, nel 2010), al Regno Unito (David Chipperfield nel 2012), ai Paesi Bassi (Rem Koolhaas nel 2014), al Cile (Alejandro Aravena nel 2016) all’Irlanda (Yvonne Farrell e Shelley McNamara nel 2018).
Per questa edizione si è scelto un doppio passaporto: Libano ed USA.
Due realtà molto, molto diverse, sintetizzate in una figura di alto livello, ovviamente, e dal curriculum internazionale: Hashim Sarkis, architetto, docente e ricercatore.
Come professionista Sarkit è il fondatore del Hashim Sarkis Studios (HSS), fondato nel 1998, con doppia sede, appunto, negli USA, a Boston, e in Libano, a Beirut.
Come professore, è il preside della School of Architecture and Planning al Massachussetts Institute of Technology (MIT).
Hashim Sarkis non è una figura nuova in ambito Biennale di Venezia: suoi progetti sono stati esposti al Padiglione dell’Albania alla Biennale Architettura 2010 ed al Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale Architettura 2014. È stato inoltre membro della giuria internazionale della Biennale Architettura 2016.
Biennale di Venezia, Architettura 2020: Chi è Hashim Sarkis?
Nato a Beirut nel 1964, Hashim Sarkis è un architetto con una lunga carriera universitaria alle spalle.
Una laurea in Architettura ed una in Belle Arti conseguite alla Rhode Island School of Design (1987). Poi un un master (1989) e un dottorato di ricerca in Architettura (1995) alla Harvard University.
È un architetto che ha visto di prima mano entrambe le facce di questo mondo: gli USA, dove ha studiato ed insegna, ed il Libano, punto di incontro tra l’Occidente ed il Medio Oriente, dove sono la maggior parte dei suoi progetti.
Anche il suo lavoro è segnato da due aspetti fondamentali: i suoi studi e le sue pubblicazioni da un lato, i suoi progetti dall’altro.
Biennale di Venezia, Architettura 2020: Hashim Sarkis – Studi e pubblicazioni
Partiamo dal lavoro teorico.
Hashim Sarkis si è concentrato sullo studio di due grandi architetti modernisti del secolo scorso: Josep Lluís Sert, “Josep Lluis Sert: The Architect of Urban Design” (1953-1969, co-editato con Eric Mumford) e Le Corbusier: “CASE #2: Le Corbusier’s Venice Hospital and the Revival of Mat Building” (2001).
Fu proprio Josep Lluís Sert, decano della Harvard Graduate School of Design (1953–1969), in cui Hashim Sarkis ha studiato ed insegnato, ad aver introdotto il primo corso di laurea al mondo in urban design, articolato sulla integrazione di architettura, pianificazione, e progettazione urbana e del paesaggio.
E fu sempre Josep Lluís Sert ad introdurre Le Corbusier negli Stati Uniti nel 1961. L’architetto svizzero fu uno dei pionieri nel mettere in rapporto Architettura ed Urbanistica, con i suoi intramontabili scritti “Vers une architecture” (1923) e “Urbanisme” (1925). Oltre che con l’invenzione dei CIAM, Congressi Internazionali di Architettura Moderna, nel 1928. Questi incontri internazionali dovevano mettere assieme architetti e urbanisti per discutere, appunto, della nuova “Architettura Moderna“.
Ecco allora che si intravede chiaramente un tema principale nel pensiero di Hashim Sarkis: la progettazione architettonica a scala urbana, punto di incontro tra l’urban planning e l’architettura di grandi dimensioni.
Biennale di Venezia, Architettura 2020: Hashim Sarkis – Progetti
Anche l’attività di Hashim Sarkis come progettista è orientata principalmente verso progetti su larga scala.
Famoso è il suo progetto per le abitazioni per i pescatori a Tiro. Un complesso-quartiere situato nella periferia della millenaria città libanese.
Il progetto, completato nel 2008, è composto da 80 appartamenti per 4 abitanti ciascuno, divisi in 3 tipologie abitative. Il tutto comprensivo di spazi pubblici, giardini e campi da gioco per bambini, per un totale di 8.400 metri quadrati.
Sempre in Medio Oriente, ma più ad Est, il complesso abitativo Al Zorah, negli Emirati Arabi Uniti, ad Ajman. Il progetto è un masterplan urbanistico per un totale di 975.000 mq, completato nel 2009.
Altri due grandi progetti in Lebanon (in costruzione): il masterplan per la città di Byblos, che unisce al masterplan d’area il progetto architettonico del municipio della cittàe lo Yarze Housing Project, progetto residenziale a Beirut, per 10.000 mq di superficie.
In tutti questi progetti si c’è l’intento di unire la progettazione d’insieme, d’area, con l’architettura in senso stretto.
Come Sert e Le Corbusier prima di lui, Sarkis cerca di risalire alle necessità primarie dell’architettura, che possiamo definire “funzionali“, in modo coerente con una “forma” (contemporanea e di stampo vagamente “modernista”) da dare ai progetti.
Riassunto al massimo, il suo intento progettuale è una versione contemporanea del Movimento Moderno: un progetto “razionale”, che riesca a soddisfare le necessità legate al territorio ed ai futuri abitanti, traducendole in una forma chiara e semplice, ma non banale.
Biennale di Venezia, Architettura 2020: Hashim Sarkis – Cosa aspettarci dalla Biennale 2020?
Con questi auspici, la prossima Biennale di Architettura potrebbe essere un giusto mix tra “razionalità” e “saggezza“. Con un’architettura che abbia basi scientifiche” pur non essendo eccessivamente rigida. Che abbia un aspetto umano.
Ed in questo, la profonda formazione accademica di Sarkis, tanto in Architettura quanto in Arte (come fu per Josep Lluís Sert e Le Corbusier), certamente aiuterà.
E poi ci potrebbe essere uno studio attento alla relazione tra Architettura ed Urbanistica. Sono infatti noti a tutti i problemi derivati dal mancato dialogo tra queste due discipline fondamentali, due lati della stessa medaglia.
Per citare, appunto, Le Corbusier:
«La vita moderna richiede, e sta aspettando, un nuovo tipo di progetto, assieme per la casa che per la città».
[Da “Vers une architecture“, 1923].
Stiamo ancora aspettando di trovarne un progetto che funzioni.
Vedremo se l’occasione di questa nuova Biennale riuscirà finalmente a cogliere questa sfida.
Testo di Domenico Fallacara | the PhotoPhore
Discover: www.labiennale.org | www.hashimsarkis.com